India: Rajasthan e Uttar Pradesh in treno

India: Rajasthan e Uttar Pradesh in treno

India. Un Paese lontano. Nella mia testa fa emergere immagini colorate, rumore costante, odore di incenso e tanti occhi profondi, ognuno a suo modo.

Tutto questo l’ho sempre immaginato. 

Ora che l’ho avuto davanti ai miei occhi è tutto estremamente tangibile nella mia mente.

Era da tanto che desideravo viaggiare per questo Stato meraviglioso. 

Ho aspettato molto prima di prendere la decisione di comprare quei fatidici biglietti. 

Il motivo?



Non credevo di essere pronto ad affrontare l’India, ma alla fine credo che non si potrà mai pensare di essere pronti per l’India, finché, ad un certo punto, ti ci ritrovi in mezzo.

Sguardi e colore

L’acquisto dei biglietti è avvenuto in modo spontaneo. 

Davanti a me la cartina dell’India. 

Da dove iniziare a scoprire un paese così grande e così profondamente ricco di culture diverse tutte al suo interno?

Considerando che il viaggio era fissato per gennaio, le montagne erano fuori discussione. 

Inizio ad informarmi a fondo ma in realtà la risposta già la conoscevo. Dovevo assolutamente scoprire il Rajasthan.

Decidiamo così, io e Giulia, di fare l’esperienza più vera possibile. 

Volevamo conoscere la vera essenza dell’India, immergerci tra le persone, che altro non sono che il vero valore dell’India.

Potevamo scegliere di affrontare il nostro viaggio su un sedile di un’auto, ovviamente non guidata da noi, ma con un driver, oppure spostarci in treno. 




La risposta a questo quesito mentale è sempre stata chiara, dovevamo viaggiare in treno.

Il nostro viaggio parte da Nuova Delhi, città che non abbiamo praticamente visitato. 

In realtà avevo programmato un giorno intero a Delhi ma complice il jet-lag insieme ad un po’ di sfortuna con il primo hotel, abbiamo visitato davvero poco. 

Ma poco male, al mattino del giorno successivo avevamo il primo spostamento, un aereo diretto a Jaisalmer, città che avrebbe dato inizio al nostro viaggio attraverso il Rajasthan prima e l’Uttar Pradesh poi.

Voglio dare un po’ di contesto. 

Jaisalmer è la città più a ovest del Rajasthan, si trova nel pieno del Deserto del Thar, ad un centinaio di chilometri dal confine col Pakistan.

Ha la caratteristica di essere l’unica città indiana costruita all’interno di un antico forte. Tutte le principali città del Rajasthan hanno un forte, ma in nessuno di essi ci si può vivere, tutti tranne il forte di Jaisalmer, tutt’ora abitato.

Avvicinandoci dall’aeroporto iniziamo subito a stupirci di questa magnifica cittadina. 

Una landa desertica cosparsa di cespugli totalmente pianeggiante con al centro una collina rocciosa sulla quale sorge il forte.

Mi è sembrato di entrare in un film. Sembrava un set. Tutto era estremamente diverso da ciò che conoscevamo.

È un po’ questa la sensazione che ti accompagna i primi giorni di permanenza in India.

Entriamo nelle vie cittadine e le protagoniste ignare del loro ruolo sono le mucche. 

I primi giorni ricordo di aver fotografato tantissime mucche, poi gli ultimi giorni nemmeno più le notavo, erano diventate parte di tutta quella normalità indiana.

Visitare Jaisalmer come prima città del Rajasthan penso sia stata una buona scelta. Inizi il viaggio  in una cittadina tutto sommato tranquilla per gli standard indiani. Inoltre l’architettura del posto è pazzesca.

Ballare sulla vita

Per parlarvi della prima fotografia che vorrei presentare in questo articolo devo fare una premessa:

Vicino al centro cittadino è stato costruito nel 1100 circa un lago artificiale per garantire una riserva d’acqua alla città. 

All’interno del lago sorgono dei Chhatri, che sono degli elementi architettonici tipici del Rajasthan. 

Questi erano la cornice perfetta per una fotografia. 

Inizio quindi a fotografarli insieme al loro riflesso sulla superficie dell’acqua, ma erano tutte immagini già viste e riviste.

Mi muovo intorno al lago cercando un’ispirazione fino a quando non noto una bambina molto piccola che viveva per strada e stava ballando accanto al lago. 

Cerco la posizione migliore per la luce e per riprendere anche il lago e scatto la fotografia che cercavo.

Ballare sulla vita

Nel momento preciso in cui ho messo a fuoco la scena ho capito cosa la rendeva magica. 

Quel lago è stupendo, ma la vera bellezza è che crea un momento di aggregazione per grandi e piccoli, per ricchi e poveri, e questa bambina ne è la dimostrazione. Con la spensieratezza tipica dei bambini balla su una vita che non l’ha resa fortunata da subito, ma sicuramente l’attitudine giusta non le manca.

Il mondo che scorre

Da Jaisalmer inizia il nostro viaggio in treno. Primo spostamento verso Johdpur.

La vita in treno ho imparato ad apprezzarla durante la Transiberiana.

Il treno ti permette di arrivare in un posto poco alla volta. Vedi i paesaggi cambiare e le persone che sono con te sul treno ti aiutano ad ambientarti.


In India i treni non sono proprio pulitissimi e le persone li usano molto per spostarsi quindi sono sempre molto affollati. 

Alcune persone cercano l’aria. 

Se c’è un posto che mai sarà vuoto su un treno indiano è proprio il punto di congiunzione dei due vagoni. Le porte esterne sono quasi sempre aperte e le persone si siedono sugli scalini guardando il paesaggio che scorre. 

Il mondo che scorre

Non potevo non immortalare questo momento.


Tuk tuk e luci al neon

Arriviamo a Jodphur alle 22.00. Scendiamo dal treno e tutto intorno a noi è frenetico. Tantissime persone che tutte insieme si muovono, chi per andarsene a casa, chi per salire sul treno dal quale sei appena sceso.

In questa frenesia vedo avvicinarsi un ragazzo con lo sguardo fiero, duro, di uno che si è fatto strada in questo mondo a calci. Indossa un chiodo e ha i soliti capelli pieni di gel.

Mi guarda e mi dice la solita frase “tuk tuk?”. Tiro fuori google maps e gli faccio vedere la destinazione, mi fa il classico sì indiano scuotendo la testa da destra a sinistra. 

Inizia a muoversi velocemente tra le persone e stargli dietro è stato complicato. 

Entriamo nel parcheggio dei Tuk Tuk e cerca il suo, sommerso dagli altri. 

Inizia a spostare un Tuk Tuk che lo bloccava, mi avvicino per dargli una mano ma mi fa segno che fa da solo.

Saliamo sul Tuk Tuk e inizia a guidare velocissimo in questa città per noi nuova. 

Tra noi e lui c’era un telo di plastica, presumo per dare privacy ai passeggeri. Questo telo in plastica era usato, molto usato, e sopratutto era parecchio sporco. 

Lo sporco però creava degli aloni particolari grazie alle luci al neon della città. Prendo la macchina fotografica e inizio a scattare.

Tuk tuk e luci al neon

Per me è un’immagine significativa, perchè rappresenta lo sporco e la bellezza dell’india. 

Almeno, a me trasmette questo.

Pozzi e architettura

Il Rajasthan è una regione per lo più desertica, pertanto l’acqua è sempre stata una risorsa molto importante. 

In tutta la regione sono stati costruiti dei pozzi molto profondi (Baori o Bawri) che permettevano alle persone di approvvigionarsi l’acqua. 

Sono dei luoghi bellissimi. 

L’architettura di questi posti lascia a bocca aperta. Sono composti da scalinate costruite con una simmetria disarmante e scendono, in alcuni casi, per oltre 40 metri.

Insomma sono il luogo perfetto per un fotografo che cerca cornici e tagli particolari.

Io ne ho visitati 4 durante il mio viaggio. 

Qui voglio parlarvi del primo che abbiamo visto, quello di Jodhpur. 

Tra quelli in cui siamo stati è sicuramente quello più vissuto. 

Gli altri pozzi visitati sono circondati da guardie che non permettono alle persone di scendere, presumo per motivi di sicurezza.

A Jodhpur invece è tutto accessibile e ci sono spesso coppie che fanno servizi fotografici prematrimoniali in questa magnifica location.

Ci avviamo dal nostro Haveli (antica dimore signorile indiana, molto simile ad un riad marocchino) verso il pozzo. 

Non nego il mio grande stupore alla vista di questo luogo. 

Penso che questi pozzi siano tra le architetture che più mi hanno colpito in India. 

Trovo che il lavoro fatto per realizzarli sia pazzesco.

Appena arrivato noto una coppia che sta posando, la moglie è perfetta, ha un vestito tutta rosso e contrasta benissimo con la pietra del pozzo.

Non potevo non approfittarne. Cerco l’angolo giusto e click.

Pozzi e architettura


Poi ho iniziato a giocare con le forme, i riflessi e ho fatto delle fotografie più astratte. 

Inutile dire che questi luoghi tirano davvero fuori la creatività.

Tramonto in rosso a Pushkar

L’India è rumore, l’India è tuk tuk che suonano in continuazione il clacson, l’India è smog. 

Tiziano Terzani l’aveva definita così:

“È sporca, è povera, è infetta; a volte è ladra e bugiarda, spesso maleodorante, corrotta, impietosa, indifferente. Eppure, una volta incontrata non se ne può fare a meno.”

Non potrei essere più d’accordo.

Per sfuggire un po’ a tutto il casino indiano decidiamo di dirigerci verso una zona più tranquilla. 

Prendiamo il treno a Jodhpur in direzione Pushkar. 

Pushkar non ha una stazione, è un villaggio che sorge attorno all’omonimo lago sacro. 

Quando ti avvicini in treno, guardandoti attorno, ti rendi conto che sei in una zona ricca, sicuramente più fertile delle altre zone viste fin ora del Rajasthan. 

Il paesaggio cambia, inizi a vedere montagne sempre più verdi e sempre più alte. 

Quando arrivi in treno ad Ajmer non puoi che ammirare stupefatto queste colline verdi a punta. 

Prendiamo un tuk tuk e in 30 minuti arriviamo finalmente a Pushkar. 

Inutile dire che l’atmosfera era davvero rilassata, le persone qua sono molto tranquille, i venditori non sono insistenti (in tutta l’India non abbiamo mai avuto problemi di insistenza, paragonando i venditori indiani a quelli arabi incontrati in Marocco o Giordania qui sono davvero molto tranquilli).

Essendo Pushkar una città sacra è costellata di templi. 

Alcuni sorgono su delle colline raggiungibili a piedi dopo un breve trekking. 

Il panorama è bellissimo e le scimmie sono ovunque.


Fun-Fact, a Pushkar sorge l’unico tempio indiano dedicato al dio Brahma, si trova qui perché il lago su cui sorge è stato creato da lui in una famosa leggenda. 

Al tramonto ci dirigiamo verso i gath attorno al lago, che permetto ai fedeli di fare il bagno nel lago durante le cerimonie di alba e tramonto.

Incredibilmente il giorno che siamo arrivati era una festa particolare, dove le donne, vestite tutte rigorosamente di rosso, facevano la cerimonia tutte insieme.

Tramonto in rosso


È qui che ho avuto l’occasione di fare questa fotografia molto calda, che racconta l’armonia e la fede che permeavano quel momento.

Occhi tristi

Dopo esserci ricaricati a Pushkar riprendiamo il treno e ci dirigiamo verso quella che sarebbe stata per noi l’ultima città del Rajasthan visitata: Jaipur.

Jaipur è una vera e propria città indiana. Siamo nuovamente nel caos, qui vivono circa 3 milioni di persone.

Questa città è la capitale del Rajasthan e lo è dai tempi dei Maharaja. Era una città commerciale molto importante sulla via della seta e anche oggi rimane un importante snodo commerciale.

Una delle attività più redditizie di oggi a Jaipur è la fabbricazione di diamanti. 

Molte società che lavorano nel mondo dei gioielli comprano in Africa e fanno lavorare a Jaipur i diamanti grezzi. Questi diamanti vengono poi comprati semilavorati e rifiniti in luoghi come Anversa.

Noi abbiamo avuto la possibilità di visitare due fabbriche di produzione di diamanti e l’ho trovato davvero interessante.

A Jaipur si può trovare quello che secondo me è uno dei forti più belli di tutta l’India: l’Amber Fort.


Vicino all’ingresso di questo forte ho assistito ad una delle scene più toccanti di tutto il viaggio. Un parcheggio con all’interno circa 70 elefanti, disposti come se fossero delle auto.

Qui è usanza salire sugli elefanti per entrare nel forte. Noi ovviamente non l’abbiamo fatto, ma ho voluto fotografare da vicino questi animali stupendi, nella mia testa simbolo di libertà, costretti a lavorare in un ambiente non fatto per loro.

Ho scattato molte immagini, ma secondo me questa scelta per l’articolo esprime proprio il concetto che ho in testa.

Un animale così grande, così imponente, costretto a camminare tra le vie della città in mezzo a scooter, tuk tuk e auto, totalmente impotente.

Occhi tristi


Spero che questa fotografia possa far riflettere, così come ha fatto riflettere me.


Una “meraviglia del mondo”

Arriviamo ad Agra all’imbrunire. La città ci ha lasciati senza parole, ma non in senso positivo. 

Ognuno di noi pensa al Taj Mahal e ha un’idea ben precisa. 

Marmo bianco, giardini perfetti, spazio, bellezza,… Assolutamente vero, però prendete tutto questo e inseritelo in una specie di baraccopoli. 

A meno di 2 km del Taj Mahal c’è la stazione “Agra Fort”, chiamata così perché costruita accanto al Red Fort. Vicino a questa stazione c’è una discarica a cielo aperto. L’odore è indescrivibile, lo smog altrettanto.

Appena esci dalle mura che circondano il Taj Mahal ti ritrovi in delle vie fatiscenti, dove le persone chiedono principalmente l’elemosina. 

A me ha fatto specie l’enorme differenza tra dentro e fuori le mura di questa “meraviglia del mondo”.

Ho voluto rappresentarla con un’immagine. Per farlo sono salito su diversi rooftop per cercare l’angolazione migliore e alla fine l’ho trovata.

Una “meraviglia del mondo”


Non sono pienamente soddisfatto di questo scatto, avrei voluto farlo in un momento migliore della giornata a livello di luce, ma purtroppo (o per fortuna) avevamo poco tempo da passare in questa città.

Ombre sui binari

Da Agra ci siamo spostati nel centro dell’Uttar Pradesh, nella città sacra di Varanasi.

Per farlo abbiamo preso un treno notturno.

Ci dirigiamo quindi in stazione ad Agra verso il tramonto.

Ed è qui che ho scattato una delle immagini a cui sono più legato.

Ti trovi all’interno della stazione e sei circondato da tantissimi rumori. Senti in lontananza il suono dei clacson, senti i colpi che tirano le scimmie sul tetto della stazione e poi senti il rumore dei treni che partono e che arrivano.


Il vociare è continuo e non si ferma mai.


In tutto questo tripudio di vita ognuno fa qualcosa. 

La mia attenzione si focalizza su un gruppo di indiani tutti vestiti di bianco che trasportano delle grosse casse bianche lungo i binari. 

Fanno un giro molto lungo per arrivare al treno sul quale tutte queste casse devono essere caricate.

Ad un certo punto un treno merci parte e libera 2 binari. 

Questi lavoratori iniziano a scendere sui binari, si mettono in testa le casse e in due continuano a fare avanti e indietro sui binari, altri 2 per parte fanno da tramite ed è così che in pochi minuti il lavoro termina.

Tutto questo avviene con la luce perfetta del tramonto.

Sui binari sono presenti delle scimmie, che come me guardano affascinate la scena.

Ombre sui binari


Scatto una serie di immagini, per me questo è stato davvero un bel momento, un momento fermo nel tempo. Per ambientazione e abbigliamento poteva essere tranquillamente fine 1800 così come il 1970.

Per l’ultima parte del viaggio voglio fare un articolo a parte che vi linkerò qui una volta pronto. Voglio entrare bene nel dettaglio della storia di Varanasi e del Kumbh Mela, il festival induista che si svolge una volta ogni 12 anni. Noi abbiamo avuto la fortuna di riuscire ad andarci e ho provato a raccontarlo con le mie fotografie.

Sperando che questo articolo possa essere utile a viaggiatori e fotografi interessati a visitare questo incredibile paese, vi saluto e vi chiedo di condividere questo articolo con più persone possibili se vi è piaciuto questo mio racconto.