La Ring Road. Uno dei road trip più famosi al mondo.
Nel maggio 2022 ho deciso, insieme alla mia compagna, di affrontare questo road trip alla ricerca di scorci e panorami da fotografare.
In questo articolo vi voglio raccontare come ho realizzato 4 delle tante foto scattate in questo incredibile viaggio.
Primo scatto:
Contrasto naturale.
Scattato a Gullfoss, famosissima cascata, nonché uno dei posti più turistici di tutta l’Islanda.
Raggiungibile in un paio d’ore da Reykjavik, questa cascata si trova a pochi chilometri dalla località che dà anche il nome ai Geysir, diventati poi Geyser in inglese.
Di questa cascata esistono tantissime foto.
Al suo cospetto, la cosa che però mi ha colpito di più è stata la nuvola che si alzava dal fondo della cascata.
Una “nuvola” d’acqua, creata dalla forza della cascata.
Una forza che rimette subito chiarezza su quanto piccoli e impotenti siamo davanti a questa natura così forte e rumorosa.
Mi colpì tantissimo il contrasto dato da questa “nuvola” e il colore dell’erba sulle rocce accanto ad essa.
Mi sono quindi subito messo all’opera e ho cercato un angolo che creasse una specularità tra il bianco dell’acqua vaporizzata e la costa della montagna.
Ciò che ne uscì fu quello che nella mia testa è un equilibrio di colori naturali.
Guardando quest’immagine, ancora oggi mi torna alla mente il rumore, la forza e l’odore di quel luogo che avrà sempre un posto speciale dentro di me.
Secondo scatto:
Specchio in movimento.
Al termine del primo giorno di road trip abbiamo dormito nell’unica località fuori dalla Ring Road.
Tenevamo in maniera particolare a vedere la penisola dello Snaefellsnes, luogo nel quale si trovano 3 cose che volevamo assolutamente fotografare: la chiesa nera di Búðir, le foche sulla spiaggia di Ytri Tunga e il monte che più mi ha fatto sognare, il Kirkjufell.
È proprio di questa montagna che voglio parlarvi.
Arrivando a piedi al cospetto di questo monte ho notato un piccolissimo lago sul quale il Kirkjufell si specchiava.
Questo lago è alimentato da un fiumiciattolo che termina con le cascate che si vedono sempre nelle foto che ritraggono questo famoso monte.
Il giorno del nostro arrivo, sulla baia, soffiava un leggerissimo vento che increspava le acque di questo laghetto.
È stato questo a creare un riflesso leggermente mosso che ha suscitato istantaneamente qualcosa di sorprendente ai miei occhi.
Probabilmente è questa la foto che più mi lega all’Islanda e che racchiude totalmente la sensazione che quest’isola mi ha lasciato, ovvero, l’esplorazione incondizionata guidata dalla voglia di osservare.
Terzo scatto:
Luce nei relitti.
È inutile dirlo, lungo la Ring Road troverete panorami inaspettati e completamente diversi chilometro dopo chilometro.
Ma la foto di cui voglio parlarvi non ritrae uno di questi panorami, bensì qualcosa lasciato da noi umani su una delle spiagge più suggestive che i miei occhi abbiano mai visto.
La spiaggia in questione è quella di Solheimafjara, una spiaggia nera lunga chilometri, osservabile nella sua totale bellezza dal promontorio di Dyrholaey.
Ebbene, su questa spiaggia, durante il novembre 1973, venne effettuato un atterraggio di emergenza da un aereo dell’aeronautica statunitense con problemi ai motori.
Ciò che rimane oggi di quel giorno è lo scheletro dell’aereo, raggiungibile a seguito di una camminata di una quarantina di minuti attraverso la spiaggia desolata.
All’arrivo dinanzi al famoso “plane wreck” islandese, rimasi fortemente colpito dalla scena e la mia mente iniziò ad immaginarsi quel lontano giorno.
Venni invaso da pensieri e dubbi, riguardo a cosa potessero aver provato i ragazzi a bordo dell’aereo, cosa avessero visto i loro occhi prima dall’alto e poi usciti da quell’aereo, miracolosamente illesi.
Presi a fotografare ciò a cui stavo partecipando e mi resi conto che anche la mia ragazza stava pensando proprio a questo e i suoi occhi si muovevano dentro la carcassa, increduli.
È proprio in questo momento che riuscii a “catturarla” in una fotografia mentre era intenta a guardare fuori da un buco sul tetto dell’aereo C-117.
In quel momento, una luce le illuminò il volto e la parte alta della sua giacca rossa.
Mi piacerebbe raccontare di averla pensata come foto, di aver ragionato attentamente sulla luce, sul fatto che si dovesse mettere in posa. E invece no.
La verità è che questa foto è nata dal momento, dal trasporto emozionale che il posto ci ha regalato.
Nella fotografia vedo la parte bambina dentro ognuno di noi, la nostra parte più curiosa, incredula ed esploratrice.
Quarto scatto:
Il nord lungo la Ring Road.
I chilometri percorsi e il tempo passato in auto in un road trip come questo, non possono che tradursi in ore e ore di guida.
Ovviamente, essendo in due, è stata fondamentale un’alternanza al volante.
Ricordo nitidamente il momento in cui, davanti a noi, si stagliò un paesaggio pazzesco.
Non che fino a quel momento non avessimo visto paesaggi pazzeschi, ma questo scorcio mi regalò qualcosa di diverso, di più impattante, che cercherò di spiegare a parole.
Quel giorno stavamo arrivando da Dettifoss, la cascata più imponente di tutta l’Islanda e stavamo guidando in direzione Húsavík, nell’estremo nord islandese.
Ero certo di trovare davanti a me solo mare quando, improvvisamente, si stagliarono davanti a noi delle montagne completamente bianche.
La cosa che mi ha fatto gridare “Ferma la macchina! Ferma la macchina” è stato il contrasto con il territorio completamente scuro che ci circondava.
Fortunatamente ci trovavamo su un rettilineo lungo qualche chilometro e non c’erano auto né davanti né dietro di noi.
Riuscii così a scendere dall’auto e a scattare la fotografia che per me, ad oggi, racchiude appieno questo incredibile road trip.
Nella foto si può vedere benissimo la possenza della natura islandese.
Chilometri e chilometri di natura senza tracce di insediamenti umani se non per questa strada perfetta che corre lungo la costa di un’isola meravigliosa.
Il tutto, accompagnato da panorami che non fanno altro che mutare di continuo.
Video del viaggio su YouTube: